“The Whale”, il grande spazio di Charlie

05.03.2023

Ecco un film dove lo spazio non è solo il luogo in cui la storia procede, ma è parte stessa della storia. "The Whale" di Darren Aronofsky è uscito nelle sale da un po'. Ci è arrivato dopo essere stato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia a settembre e con tre candidature ai prossimi Oscar (il 12 marzo), una per Brendan Fraser come migliore attore protagonista.
Lo spazio è la casa dove Charlie vive da solo e da dove lavora come insegnante di letteratura online. Lo spazio è anche quello occupato dall'enorme corpo di Charlie, un corpo gigantesco, cascante, pesante, insostenibile, se non fosse per gli occhi di Charlie, lievi, limpidi, pieni di un candore spropositato e sincero.
È tutto lì. Nello spazio.
Quando ho visto il film durante la Mostra, ho sentito quel tocco che da tempo mi visita raramente e che forse una volta sentivo troppo, anche a sproposito. Ma è così, dall'infanzia alla maturità i sentimenti cambiano, gli entusiasmi, le delusioni e l'indifferenza. Cambiano, neanche a dirlo, gli spazi che tutte queste sensazioni occupano, proporzionalmente alla densità dell'incanto che abita in noi.
"The Whale" ha mangiato un po' di spazio all'indifferenza. Ha riconquistato un pezzetto di orizzonte incantevole. Senza spropositi, ma in modo definito.
Darren Aronofsky mette a punto una macchina visiva simile ad una mappa che è al tempo stesso la planimetria della casa, la densità corporea di Charlie (entrambe spazi ingombri, angusti e straripanti) e una geografia, un paesaggio grande a perdita d'occhio, disegnati nell'animo del protagonista.
Brendan Fraser abita il corpo di Charlie grazie a un trucco fisico (nessuna magalia digitale) e riesce a mettere nella scena la disperazione del corpo immenso e la lievità tutta riposta all'interno.
Lentamente scopriamo la vita di Charlie, quella passata e quella presente, e intravvediamo il futuro.
La planimetria dello spazio è ancora una volta il passepartout che apre le porte della casa e della vita di Charlie. Dalla porta di ingresso entrano ed escono i pochi personaggi che, di volta in volta, svelano pezzetti del paesaggio (l'amica infermiera Liz, la figlia Ellie…); attraverso i pochi pesanti movimenti di Charlie, varchiamo le porte delle stanze e troviamo scorci di un passato doloroso e felice.
E poi, ogni movimento ci riporta al centro della casa, nel soggiorno caotico e bulimico dove Charlie passa quasi tutto il tempo. E dove, nonostante il peso e il tormento, Charlie è felice.