“The Whale”, il grande spazio di Charlie

Ecco un film dove lo spazio non è solo il luogo in cui la
storia procede, ma è parte stessa della storia. "The Whale" di Darren Aronofsky
è uscito nelle sale da un po'. Ci è arrivato dopo essere stato in concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia a settembre e con tre candidature ai prossimi
Oscar (il 12 marzo), una per Brendan Fraser come migliore attore protagonista.
Lo spazio è la casa dove Charlie vive da solo e da dove
lavora come insegnante di letteratura online. Lo spazio è anche quello occupato
dall'enorme corpo di Charlie, un corpo gigantesco, cascante, pesante,
insostenibile, se non fosse per gli occhi di Charlie, lievi, limpidi, pieni di
un candore spropositato e sincero.
È tutto lì. Nello spazio.
Quando ho visto il film durante la Mostra, ho sentito quel
tocco che da tempo mi visita raramente e che forse una volta sentivo troppo,
anche a sproposito. Ma è così, dall'infanzia alla maturità i sentimenti
cambiano, gli entusiasmi, le delusioni e l'indifferenza. Cambiano, neanche a
dirlo, gli spazi che tutte queste sensazioni occupano, proporzionalmente alla
densità dell'incanto che abita in noi.
"The Whale" ha mangiato un po' di spazio all'indifferenza.
Ha riconquistato un pezzetto di orizzonte incantevole. Senza spropositi, ma in
modo definito.
Darren Aronofsky mette a punto una macchina visiva simile ad
una mappa che è al tempo stesso la planimetria della casa, la densità corporea
di Charlie (entrambe spazi ingombri, angusti e straripanti) e una geografia, un
paesaggio grande a perdita d'occhio, disegnati nell'animo del protagonista.
Brendan Fraser abita il corpo di Charlie grazie a un trucco
fisico (nessuna magalia digitale) e riesce a mettere nella scena la
disperazione del corpo immenso e la lievità tutta riposta all'interno.
Lentamente scopriamo la vita di Charlie, quella passata e
quella presente, e intravvediamo il futuro.
La planimetria dello spazio è ancora una volta il passepartout
che apre le porte della casa e della vita di Charlie. Dalla porta di ingresso entrano
ed escono i pochi personaggi che, di volta in volta, svelano pezzetti del
paesaggio (l'amica infermiera Liz, la figlia Ellie…); attraverso i pochi
pesanti movimenti di Charlie, varchiamo le porte delle stanze e troviamo scorci
di un passato doloroso e felice.
E poi, ogni movimento ci riporta al centro della
casa, nel soggiorno caotico e bulimico dove Charlie passa quasi tutto il tempo.
E dove, nonostante il peso e il tormento, Charlie è felice.