Le storie senza uscita

Quando esco dal cinema e mi restano una sensazione di
sospensione, incompletezza, perplessità e anche una certa rabbia, ci metto un
po' a mettermi tranquilla. Soprattutto se del film mi sono piaciute molte cose
e sento la frustrazione dei conti che non tornano.
"Le donne e il desiderio" - in originale "Zjednoczone Stany
Milosci", letteralmente Stati Uniti d'Amore - tradotto o no il titolo è quanto
di più lontano si possa immaginare da questo film. Lo scenario è la Polonia del
1990, l'ebrezza della libertà e del cambiamento è qualcosa che sta sotto la
pelle delle persone e tutto è in transizione. Verrebbe da pensare che quello
che vedremo trova ragione in questo o ne è la metafora sociale, politica,
intellettuale. Ma dopo un po' le domande si affollano: per quale ragione in una
Polonia che esce dall'oppressione e si avvia al cambiamento, ci ritroviamo a
seguire le vite di quattro donne i cui desideri sono disperati e destinati a
fallire? Perché solo donne infelici, insoddisfatte, a inseguire un impossibile
che è davvero impossibile?
E perché l'universo dei loro desideri è composto unicamente
da figure maschili irraggiungibili o inutili o violente o crudeli? E ancora,
perché sono tutte incapaci di sottrarsi al dolore? Quante domande... troppe. Ma
si sono incastrate tra loro, in un colpo solo e in realtà una rincorre l'altra.
Agata vive un matrimonio infelice con un marito che ci
appare fastidioso e tenta la fuga emotiva innamorandosi di un prete. Iza è
dirigente scolastica e ama un uomo sposato che le dà il benservito appena resta
vedovo. Marzena è la giovane sorella di Iza, ha un marito in Germania che non
vede da anni, insegna danza, ha talento e viene stuprata dal fotografo che
dovrebbe crearle l'immagine.
Renata insegna nella scuola di Iza, è innamorata di Marzena
e tenta di conquistarla senza riuscirci. Tutte sono in balia di passioni
disperate, estreme e senza via d'uscita. Che rabbia! I desideri, l'ardore, la
tenerezza delle donne sono rappresentati come assolutamente impossibili e
determinati da un'idea di uomo che è il prototipo della bruttezza. E non si
vede il nesso con il contesto in cui questi fallimenti si consumano - una terra
e una società esauste - e se poteva esserci, è ossessivamente preso in trappola
dalla ridondanza.
Forse sono io che non ho capito niente - e di questo posso
farmene una ragione, il film ha pure vinto l'Orso d'Argento a Berlino per la
miglior sceneggiatura - o è il regista che non ha saputo spiegarmelo - e questa
è una delusione. Qui mi fermo perché rifiuto l'idea che donne e uomini possano
essere cristallizzati negli stereotipi, al di là del fatto che ad ogni
latitudine ci sono donne infelici, con passioni disperate e uomini squallidi e
odiosi. Ma anche il contrario. E, soprattutto, maschile e femminile non si
esauriscono qui.
Eppure il film gode di una dimensione estetica magnifica,
con una fotografia che toglie il fiato, pause giuste e poetiche e pochi
azzeccatissimi inserti musicali. Le attrici e anche gli attori, questi maschi
animaleschi e impropri, sono bravissimi. E tutti sono colti in una naturalezza
disarmante e bellissima. Il film è ricolmo di corpi nudi che si muovono in
totale libertà, corpi levigati, corpi decadenti, femminili, maschili. Quasi
un'ossessione ma in verità non c'è nulla del voyerismo fuori luogo. Sembra più
la volontà, l'esigenza di mostrare la concretezza degli esseri umani: il corpo
mostra, è intimo, oltre la pelle potremmo forse solo scrutare l'anima.
Soprattutto il corpo è fragile, provvisorio. E allora, in virtù di questa
transitorietà, avrei preferito cogliere qualche segno di completezza, un
barlume di appagamento, qualche spiraglio di felicità.
Annotazioni: il regista e sceneggiatore del film è Tomasz Wasilewski. Le attrici e gli attori vanno citati per la loro bravura: Julia Kijowska, Magdalena Cielecka, Dorota Kolak, Marta Nieradkiewicz, Andrzej Chyra, Lukasz Simlat, Tomek Tyndyk. E poi il notevole direttore della fotografia Oleg Mutu che ha restituito la poesia dei corpi e dei paesaggi freddi e desolati con una luce cerula che trafigge.
Sul film "Le donne e il desiderio" di Tomasz Wasilewski
pubblicato su remweb.it il 5 maggio 2017