I sognatori perduti

Percy Fawcett era un esploratore, un ufficiale dell'esercito
britannico esperto di topografia e cartografia. Soprattutto era esperto di
sogni. È scomparso, senza lasciare traccia, nella foresta amazzonica del
Brasile nel 1925. La sua storia ha il fascino dell'avventura pura, della
caparbietà e della resistenza a tutto. Quella meravigliosa sensazione che si
sprigiona dai sogni. Perché ci sono sogni nei quali crediamo al di là di ogni
ragionevolezza. Sogni per i quali ci addentriamo in territori sconosciuti e ci
avventuriamo in essi come volando. Luoghi reali e inesplorati come la foresta
amazzonica dei primi anni del Novecento e spazi interiori, sfide dell'anima
irrinunciabili che sono tormento e estasi.
"Civiltà Perduta" racconta la storia di Percy Fawcett e lo
fa tenendoci a mezza via tra l'avventura immaginaria e l'aderenza alla realtà
di ambienti, azioni e personaggi.
In questa estate torrida e pastosa, iniziata che ancora era
primavera, soffocante, capace di stordire i nostri recettori e tutti i sensi,
un'estate in cui anche il cinema annaspa in una secca come in un fiume
prosciugato dall'arsura, questo film è un sollievo, un ritaglio verde con una
fonte semplice e fresca. Non è un colossal annunciato con squilli di tromba e
neppure un capolavoro, ma è un'elegante avventura come la vorremmo leggere in
un corposo romanzo ottocentesco, ricco di dettagli, girovagare descrittivi,
caratterizzazione di personaggi, esplorazione di terre narrate così bene da
riuscire a visualizzare nella nostra mente una mappa minuziosa.
Il vero Percy Fawcett non era molto diverso da quello
raccontato nel film di James Gray. Mi piace pensarlo. Aveva la rigidità del militare
di carriera ma era un uomo illuminato dalla conoscenza. Soprattutto, il suo
rigore era bilanciato da una meravigliosa curiosità e dalla propensione ad
accogliere in sé ogni cosa inaspettata, rara, diversa da ciò che gli stava
intorno. Forse per questo, quando è arrivato in Bolivia per la prima volta nel
1906 inviato dalla Royal Geographical Society per mappare un territorio di
confine con il Brasile, ha subito accolto ogni stupefacente realtà come un dono
inestimabile.
È un atteggiamento che ha accompagnato tutti i suoi viaggi
in Amazzonia e tutti i contatti con le popolazioni native. Comunità umane con
sistemi sociali, tradizioni, credenze lontanissime da una cultura europea
incastrata tra due secoli dirompenti. È forse il tratto più bello di Fawcett:
una corrente fresca e piena di energia in totale risalita contro il naturale
flusso dell'acqua. Non solo ha esplorato e mappato porzioni fino ad allora
sconosciute dei due Stati sudamericani, ma è risalito lungo il Rio Verde fino a
scoprirne la sorgente. E si è addentrato con sacro rispetto tra le popolazioni
mimetizzate nelle foreste, i loro villaggi, i riti.
Non saprei dire se è la cosa più importante, di sicuro è
quella che lo ha reso celebre: era convinto di aver trovato le tracce di una
civiltà - che ha chiamato Z - antichissima, magnifica e, soprattutto, ancora in
vita. Una città sperduta nel buio ma che a trovarla sarebbe apparsa come un
diamante. Il film racconta tre viaggi di Percy tra Bolivia e Brasile. L'ultimo
iniziato nel 1925 per cercare e trovare Z, in compagnia del figlio primogenito.
Viaggio dal quale entrambi non sono mai tornati.
Nell'ombra, solo perché non era presente nelle spedizioni,
c'è Nina Fawcett, la moglie. Donna indipendente, forte, emancipata e
assolutamente determinante nel fare di Percy Fawcett uno dei più ardenti
sognatori perduti.
Annotazioni: il film, presentato alla Berlinale 2017, è tratto dal bestseller "The Lost City of Z" (2009) del giornalista David Grann, il quale sembra aver trovato tracce di Fawcett nei racconti di una popolazione nativa che ha tramandato la memoria dell'esploratore. In quell'area del Mato Grosso l'archeologo Michael Heckenberger ha individuato i segni di una maestosa civiltà. Il film ci concede la romantica speranza che Percy abbia davvero trovato Z.
Sul film "Civiltà Perduta" di James Gray
pubblicato su remweb.it il 3 luglio 2017