Ci incontreremo nei sogni

La scena di apertura è un bosco. Magico, innevato, sospeso
in quella piccola immensa luce celeste che solo il freddo profondo riesce a
dare. Un azzurrino trasparente, vetroso e silenzioso. Tra i rami, i ceppi, i
tronchi forti degli alberi, il sottobosco ghiacciato e bianco, due cervi, un
maschio e una femmina, si scrutano, sfiorato i loro corpi dolcemente, hanno uno
sguardo denso, pieno di un silenzio assoluto che li tiene stretti. Compongono
una piccola lenta danza uno sull'altro, con movimenti lievi e senza quasi
toccarsi. Poi lui poggia il muso sul dorso di lei e rimane lì, in un istante
colmo di cose che solo loro comprendono.
"Corpo e anima" inizia così e credo sia uno degli incipit
più poetici che io abbia mai visto al cinema.
Devo dire che sono andata a vedere questo film della regista
ungherese Ildikò Enyedi con un certo sbilanciamento, una propensione al bello in partenza.
Non avevo visto il trailer, avevo letto la trama e sapevo che aveva vinto
l'Orso d'oro all'ultima berlinale.
La storia di due persone che lavorano in un mattatoio, non
si conoscono e scoprono improvvisamente che di notte vivono gli stessi sogni e
li abitano, ha qualcosa di strano, incantevole e speri che sia magico e
sorprendente. Ed è così, questo film racconta una storia sorprendente, fatta
scorrere sotto i nostri occhi con una disarmante semplicità.
Endre e Mária sono il direttore finanziario e l'addetta al
controllo qualità di un grande mattatoio. Un luogo freddo, tetro, pieno di
inquietudine e morte. Lei è giovane, appena arrivata in sostituzione di un
collega, nessuno la conosce se non per la sua fama di donna rigorosa, quasi
maniacale nella precisione.
Lui è disinvolto, ha esperienza, piuttosto maturo, con il
viso solcato da rughe di tempo e di molte cose fatte e viste, un certo
disincanto e una propensione al tramonto. Ha anche un braccio paralizzato, il
sinistro. Si occhieggiano subito con diffidenza. Mária è glaciale, maldisposta
a qualunque idea di socializzazione, Endre la asseconda con piglio un po'
paterno, un po' autorevole.
Quando scoprono per una casualità che i loro sogni notturni
coincidono, tutto diventa paradossale e i lastroni di ghiaccio che li tengono
fissi a distanza cominciano a liquefare. Con il disgelo le distanze si
accorciano ma il terreno diventa instabile. Raccontarsi i sogni diventa una
specie di punto di riferimento e allo stesso tempo confonde. E tutto questo
stride tremendamente con le vite abitudinarie e precise.
Lui lavoro, casa, un pasto da solo, divano, tivù, una figlia
adulta, un passato che solo si percepisce e ha un peso. Lei lavoro, casa,
un'aria anaffettiva, il timore di qualunque contatto fisico, uno psicologo
infantile da cui va e che la segue da quando era piccola, ma di lei sappiamo
quasi nulla.
Ritrovarsi nei sogni di qualcun altro, però, è un segreto
che rompe tutto. Frantuma i confini dei corpi, delle vite, dei pilastri messi a
protezione degli intrusi. E a questo punto può accadere qualunque cosa. Gli
esseri umani sono liberi di scegliere la propria direzione. Dare significato a
una tale intimità, oppure lasciarla andare come un vapore al suo destino.
Endre e Mária, temendo e tremando, decidono di viverla.
Farlo significa uscire dal sogno, entrare nella realtà. Se questo sia meglio o
peggio ognuno lo decide per sé. La regista Enyedi ci immerge nella profonda convinzione
che due anime possano toccarsi senza sfiorarsi, riconoscersi senza essersi mai
viste e vivere una dimensione trasognata e profondamente reale, un luogo magico
che ha una consistenza, un profumo, un colore, un sapore.
Il film scorre lentamente ed è pieno di cose. Ne accadono
tante nel fluire della storia e tutte compongono il paesaggio. C'è, nonostante
questo, un ritmo cadenzato che sottolinea la ripetizione dei gesti, delle
attese, dei sogni. Ma in questa ridondanza le vite progrediscono, gli sguardi
esitano di più e i corpi si avvicinano. Proprio come i cervi. Magnifici,
silenziosi, custodi uno dell'altro, padroni lievi e fieri della foresta
incantata.
Annotazioni: gli attori Géza Morcsányi e Alexandra Borbély sono riusciti a creare un equilibrio perfetto. Nessuno dei due ha esperienze cinematografiche - lei è attrice di teatro, lui dirige la più importante casa editrice ungherese, la Magvetö - ma la loro disinvoltura riempie "Corpo e anima" di bellezza. Voglio segnalare le musiche del film e in particolare la voce straordinaria della cantante Laura Marling con "What He Wrote". Il film rappresenterà l'Ungheria agli Oscar 2018.
Sul film "Corpo e anima" di Ildikò Enyedi
pubblicato su remweb.it il 16 gennaio 2018