C’è un tempo per fermarsi

A volte proprio gli artisti che hanno nutrito la nostra
fantasia, il senso del piacere e del gusto, sono poi quelli che alimentano le
più grandi delusioni. Che brutto il film di Woody Allen. Brutto, ma proprio
così, senza vie di mezzo. E dunque che tristezza nel vederlo e nel percepire
come un'eco lontana tutta la bellezza che il regista ha dispensato negli anni.
Tanti anni indimenticabili.
Allora vorrei che Woody si fermasse. Basta film, basta
storie senza né capo né coda, basta delusioni. Lo dico in modo evanescente, so
non lo farà. Lo amo anche per questo.
"La ruota delle meraviglie" si presenta in modo sontuoso. Il
luogo, Coney Island, la luce magnifica della spiaggia in piena estate, i colori
saturi e gonfi di pienezza, gli attori, Kate Winslet e Jim Belushi, mi fermo a
loro. Aggiungo le musiche, sempre ricercate e raffinate nei film di Allen,
almeno su questo possiamo stare tranquilli. La sua passione e cultura musicale
danno sempre un'aria sofisticata ai film e creano una punteggiatura
inconfondibile, direi essenziale in tutti i suoi lavori.
Però "La ruota delle meraviglie" è brutto. Sgangherato,
sconnesso, senza un orizzonte, un motivo che ti tenga fermo sulla poltrona in
attesa dell'inatteso. La tristezza viene per la pressante, inequivocabile
sensazione di avere davanti il lavoro di qualcuno che non vuole e non sa
fermarsi. E nel suo andare avanti rovinoso, trascina con sé tutti i nostri
sogni.
A parte le pietre miliari del suo cinema, considero "Match
Point" (2005) l'ultimo film bello di Woody Allen, con diverse altre cadute
messe a segno negli anni precedenti, ma dopo questo solo ombre. Vaghe, un po'
trasparenti e che non possono offuscare la sostanza di "Io e Annie" (1977), "Manhattan"
(1979), "Zelig" (1983), "Hannah e le sue sorelle" (1986) e altri ancora, anche
se sempre più diradati...
A Coney Island negli anni Cinquanta vivono Ginny, cameriera
in un ristorantino di pesce, e suo marito Humpty che lavora al luna park della
famosa spiaggia newyorkese. Ginny ha un figlio da un precedente matrimonio,
Richie, che ha come passatempo preferito la piromania. Nella loro vita piatta e
tranquilla fa irruzione Carolina, figlia di Humpty, scappata dal marito
gangster che la insegue per ucciderla. Grillo parlante della storia è Mickey,
bagnino alla postazione numero 7 della spiaggia. Lui è la voce narrante del
film, presenta i personaggi, compreso se stesso, e ha una relazione con Ginny
che, alle soglie dei quarant'anni, rimpiange il passato amore con un marito
perso per un tradimento e si affanna accanto ad Humpty, coniuge di riparo che
non ama e neppure tollera. Ma poi Mickey vede la fresca Carolina e se ne
innamora, gli scagnozzi del gangster arrivano a Coney Island e Ginny, sempre
più gelosa della figliastra, nella spirale della sua decadenza, la dà in pasto
ai bulli. Tutto qui, e anche troppo. Un troppo scollato, disunito, senza senso.
Soprattutto senza corpo e un pizzico di anima.
Cosa voleva raccontare esattamente Allen? Il declino di una
quarantenne o la rutilante vita sotto la ruota panoramica negli anni Cinquanta
o, ancora, quanto difficili sono le relazioni quando sposi uno che non ami, hai
un figlio sconnesso e ti trovi un amante che ha quindici anni meno di te? O
tutte queste cose insieme? Ma poi, perché?
In verità, pensando alle trame magnificamente contorte del
regista, l'intrigo di eventi ci poteva anche stare, però con stile e una
sceneggiatura arguta e, soprattutto, con un finale inaspettato. Tanto l'aria
surreale c'era già con il luogo, i colori, gli eccessi dei personaggi. E allora
vai fino in fondo e sorprendici.
Invece no, battute scontate, attori mediamente sguaiati,
finale squallidamente regolare.
Preferisco voltarmi indietro e guardare lontano. Il passato
a volte consola e scalda e tranquillizza. Ed è mille volte più eccitante del
presente e di un futuro al quale non voglio neppure pensare.
Annotazioni: Woody Allen è e resta un grande regista e un attore estroso. Nessun film mediocre o brutto può e potrà sminuire questo. Eclettico, istrionico, folle, sopra e sotto le righe, comico, ironico, caustico, perdutamente malinconico, frizzante, incostante, paranoico, camaleontico, ipocondriaco, meravigliosamente eccessivo. E più e più e più...
Sul film "La ruota delle meraviglie" di Woody Allen
pubblicato su remweb.it il 21 dicembre 2017